
Il progetto “RicordArti” nasce da una visione della cura che va oltre l’assistenza intesa in senso stretto, per abbracciare la persona nella sua interezza, anche quando la malattia mette a dura prova la memoria e l’identità. L’arte è diventata il filo conduttore di questo percorso, un linguaggio universale e silenzioso capace di raggiungere dimensioni profonde dell’essere umano, laddove le parole spesso non arrivano. Attraverso attività creative semplici ma significative, il progetto ha offerto alle persone con deterioramento cognitivo uno spazio in cui potersi esprimere, riconoscere e sentire accolte, restituendo valore al tempo presente.
La mia esperienza di sperimentazione infermieristica si è inserita in questo contesto come un percorso di crescita intensa e trasformativa. Ogni incontro è stato unico, carico di emozioni autentiche: sguardi che si illuminavano, gesti lenti ma pieni di intenzione, silenzi che comunicavano più di qualsiasi spiegazione. Giorno dopo giorno ho compreso che, anche quando i ricordi si affievoliscono, le emozioni rimangono vive e continuano a raccontare la storia di una persona. In questo spazio di relazione ho imparato che prendersi cura significa prima di tutto saper stare accanto, con rispetto, ascolto e presenza autentica.
Ciò che ha reso questa esperienza particolarmente significativa è stato il legame affettivo che si è costruito in modo naturale e spontaneo. Oltre ai risultati promettenti emersi dalla sperimentazione, si è sviluppata una relazione profonda, fondata sulla fiducia e sulla reciprocità, che ha superato ogni mia aspettativa. In questi momenti condivisi ho compreso che la vera cura non si misura solo in obiettivi raggiunti, ma nella qualità dell’incontro umano che si riesce a creare.
La scelta di svolgere la sperimentazione presso il Centro di Volontariato Presenza di Palmi ha assunto un significato ancora più profondo vivendo quotidianamente questa realtà. Fin dal primo giorno sono rimasta colpita da un elemento raro e prezioso: in questa casa di cura nessun anziano è mai lasciato solo. Ogni ospite è accompagnato con attenzione, rispetto e dedizione dall’intera équipe assistenziale e dalle studentesse tirocinanti, che con sensibilità e passione contribuiscono a creare un ambiente familiare, vivo e profondamente umano. Questo contesto ha rappresentato un valore aggiunto fondamentale, permettendo al progetto “RicordArti” di inserirsi armoniosamente in una quotidianità già ricca di relazioni, stimoli e cura autentica.
In un ambiente così accogliente, il progetto è stato portato avanti con ancora maggiore impegno, motivazione e consapevolezza. La scelta del tema nasce dalla convinzione che l’arte possa essere una vera e propria forma di cura, capace di andare oltre la malattia, di accarezzare la memoria e di restituire dignità, valore e senso anche nelle condizioni di maggiore fragilità.
Questa esperienza ha lasciato in me un segno profondo. Mi ha insegnato che spesso non sono necessari grandi gesti per fare la differenza, ma piccoli atti quotidiani, compiuti con attenzione, rispetto e amore. Come ricordava Madre Teresa di Calcutta:
«Non tutti possiamo fare grandi cose, ma possiamo fare piccole cose con grande amore.»
Ed è proprio in queste piccole cose che ho ritrovato il significato più autentico dell’assistenza infermieristica e della mia scelta professionale.
Desidero infine esprimere la mia più sincera gratitudine a Don Silvio, per la guida attenta, a Idria Galatà, per il prezioso supporto umano e professionale, e a Silvana Ricca,per la sensibilità, la passione e la dedizione con cui accompagna ogni percorso di cura. A loro va il mio più sentito ringraziamento per aver contribuito a rendere questa esperienza così ricca di valore umano e professionale.
Natalia Fedele 

Queste sono le parole con le quali una studentessa ha descritto il suo progetto di tesi che ha scelto di sviluppare insieme agli ospiti della Casa Protetta Emmaus.




